La Piccardo Traversetolo riparte in sicurezza e con grande entusiasmo!
Abbiamo ascoltato il sibilo del vento invadere lo spazio delle urla di gioia, delle quali non rimase neanche un’eco lontana. Un vento improvviso ha soffiato via le certezze dell’equilibrista che ha riscoperto così la propria fragilità in un silenzio atroce, irreale. Abbiamo visto campi diventare lo specchio di un deserto che rifletteva la più crudele delle imposizioni: il confinamento entro quattro mura. La solitudine di un superstite pallone che lentamente si sgonfia per l’inattività è divenuto il simulacro di un’atroce condizione: il distanziamento sociale.
L’oggi divenne identico all’ieri e già domani. Ci rimase solo la beata condizione di essere umani, quella condizione che ci portava ad immaginare, ad aver fede, a ripeterci che sarebbe andato tutto bene. Ma tirare un calcio di rigore in salotto non è come tirarlo in campo, e un campo da calcio senza righe e con l’erba alta è solo un terreno; uno spogliatoio senza voci, senza odori, senza paure e speranze è come un castello andato in rovina. Se un cellulare può colmare momentaneamente una distanza non può certo riprodurre l’emozione di sentirsi squadra. Ma per essere squadra bisogna che ognuno faccia il suo sentendosi responsabile per la salute e il successo di tutti. l’esigenza non era più quella di essere una squadra, l’urgenza fu la consapevolezza di essere una comunità e una società, che anche nella passività doveva saper essere attiva, rinunciando consapevolmente all’evasione per poter un giorno tornare ad essere non quelli di prima ma migliori. Più consapevoli della fortuna di poter andare ad allenarsi, più disposti a sacrificarsi e più consci della fragilità del mondo in cui viviamo. Per questo la Piccardo Traversetolo, dopo aver predisposto tutte le misure per ricominciare in piena sicurezza, è più entusiasta che mai nel dire ECCOCI.
